Pancia gonfia? Colon Irritabile?

PANCIA GONFIA? COLON IRRITABILE?
Il gonfiore di pancia, o meteorismo, è un sintomo aspecifico e legato a diverse affezioni dell’apparato digerente. Ovviamente ci sono diversi gradi di “gonfiore”, ma in alcune situazioni il disturbo è talmente invalidante da compromettere la vita sociale del soggetto con riduzione delle normali attività di routine. La distensione addominale inizia già al mattino, soprattutto dopo colazione, e peggiora durante la giornata per poi ridursi o a scomparire durante il riposo notturno.

Di fronte ad un soggetto che lamenta tale disturbo il medico è tenuto, dopo accurata anamnesi e tenendo conto dell’età del paziente, ad escludere alcune patologie “reali” del canale alimentare (calcolosi della colecisti, gastriti, ulcere, coliti, polipi, tumori, ecc.), eventuali intolleranze (lattosio, glutine) o un’alterazione batterica intestinale (SIBO – Sindrome da sovracrescita batterica intestinale).
Tutte situazioni che richiedono trattamenti specifici.
Molto spesso, però, non vengono rilevate cause principali e le misure dietetiche e le norme comportamentali, efficaci in alcuni casi, non sono di aiuto in molti altri pazienti. Si parla, allora, di disturbo funzionale dove entrano in gioco diversi fattori: difficoltà ad eliminare il gas normalmente prodotto dalla flora batterica intestinale, debolezza della muscolatura addominale, alterata sensibilità viscere, ridotta motilità intestinale.
In alcuni casi si associa una sindrome del colon irritabile (IBS) (caratterizzata da una serie di disturbi cronici o ricorrenti come diarrea o al contrario stitichezza persistente, meteorismo, flatulenza, dolori addominali e gonfiore; possono essere tutti presenti o solo alcuni con intensità variabile e possono cambiare nel tempo).
Le donne, che “sentono” maggiormente il meteorismo e ne soffrono più degli uomini (circa il doppio), hanno un peggioramento durante il periodo mestruale.
Molti di questi pazienti riferiscono un’associazione tra ingestione di alcuni cibi e la comparsa del “gonfiore” e per questo iniziano a girovagare da uno specialista all’altro alla ricerca del farmaco “miracoloso” ( che non troveranno), ad effettuare test di intolleranze alimentari di “dubbia” validità e di intraprendere, sui risultati di tali test, stretti regimi alimentari di esclusione che non risolvono i sintomi, ma che possono comportare importanti stati carenziali.
Tale scenario sembra però finalmente modificarsi grazie ai risultati, validati scientificamente, della dieta FODMAP che dal 2001 viene proposta da alcuni ricercatori (Gibson PR, Shepherd SJ) della Monash University di Melbourne.

COSA SONO I FODMAP?
FODMAP è l’acronimo di Fermentabili Oligo-, Di- e Mono-saccaridi e Polioli, serie di carboidrati a corta catena: lattosio, fruttani, fruttosio, galattani e polialcoli. I saccaridi includono fruttosio, lattosio, fruttano e galattano. I polialconi sono sorbitolo, mannitolo, xilitolo e maltitolo.
Tali carboidrati, contenuti in molti alimenti, possono essere poco assorbiti dal piccolo intestino e rapidamente fermentati dai batteri intestinali nell’ileo e nel colon prossimale. I sintomi sono dovuti alla distensione dell’intestino sia attraverso un alto volume di liquidi trattenuti dovuto al processo di osmosi, sia un aumento della produzione dei gas. Tale processo è responsabile della seguente sintomatologia:
• dolore addominale
• aumento del gas intestinale
• meteorismo
• distensione addominale
• alterata disfunzione della motilità addominale che si manifesta con diarrea e stipsi
Secondo la teoria del FODMAP limitando tali cibi si dovrebbero ridurre i sintomi e questo dovrebbe accadere nei ¾ dei pazienti. Da precisare che tale dieta non “cura” la sindrome dell’intestino irritabile, ma rappresenta una possibilità per ridurre nettamente i sintomi. Le esperienze cliniche ed i numerosi studi finora pubblicati, riportano incoraggianti risultati.
Il protocollo dura in totale 6-8 settimane. Nella prima fase, si eliminano i cibi ricchi di FODMAP – (fase di eliminazione totale) – e gradualmente si reintroducono – (challenge test). Il risultato sarà quello di capire quali cibi e in che quantità sono accettati dal nostro intestino, senza avere ulteriori disturbi intestinali.
Si tratta di un protocollo lungo ed a volte estenuante, ma il paziente non deve scoraggiarsi in quanto i risultati sono dietro l’angolo con la riduzione delle sostanze responsabili della sintomatologia. Utile, in tale percorso, il supporto di un nutrizionista per rendere più agevole la fase di eliminazione e quella di reintroduzione degli alimenti.